di Ilaria Di Croce, Direttore di Quadrifor
Il futuro è ibrido, non solo digitale. La pandemia ha accelerato l’evoluzione della modalità di lavoro in molte aziende italiane, ma non tutte le organizzazioni sembrano ancora pronte a recepire le necessità del lavoratore ibrido. Questo cambio di paradigma ha comportato un ripensamento del modello, con il passaggio al lavoro per obiettivi, e ha portato all’attivazione di un numero crescente di strumenti digitali per supportare le nuove modalità.
Le persone si sono dimostrate pronte a questa trasformazione? Secondo i dati del nostro osservatorio, già nel 2019 la maggioranza dei quadri considerava il processo di digitalizzazione strategico per la propria azienda. Durante la fase di emergenza, in più di sei aziende su 10 le modalità di lavoro da remoto sono state estese a tutti i dipendenti. A eccezione di uno zoccolo duro che ancora si opponeva strenuamente all’innovazione, già prima della pandemia tutte le aziende avvertivano un’esigenza di cambiamento.
Quell’esigenza oggi è diventata realtà. Le aziende si trovano a sperimentare modalità organizzative in grado di conciliare le esigenze dei dipendenti con gli obiettivi del business e sono chiamate a combinare di volta in volta lavoro da remoto e lavoro in ufficio, a seconda delle esigenze della singola realtà aziendale.
Per gestire un nuovo ambiente di lavoro, servono però anche nuove competenze e attitudini. È indispensabile, infatti, che l’hybrid workplace non crei filtri tra i diversi gruppi di lavoro - tra coloro che lavorano in sede e hanno accesso a tutte le informazioni e coloro che operano a distanza - affinché tutta la squadra sia in grado di lavorare alla stessa velocità.
Nell’hybrid workplace la tecnologia gioca poi un ruolo di primo piano. È grazie a essa che a un team ridotto in presenza è possibile affiancare una squadra più ampia che gravita in maniera libera attorno alla sede fisica. Bisogna però evitare il rischio di isolamento di quanti non lavorano più in ufficio e anche la Zoom fatigue, come è stata ribattezzata la sensazione di affaticamento e di ‘invasione’ causate dall’eccessivo uso delle tecnologie di comunicazione
Per gestire una squadra di lavoro ‘ibrida’, manager e middle manager devono quindi imparare a fare un uso più intelligente delle tecnologie, per ridisegnare le relazioni e l’esperienza dei lavoratori. La formazione, in questo senso, si rivela una risorsa fondamentale per apprendere come passare da un lavoro ‘a distanza’ a un lavoro ‘connesso’.
D’altronde, anche la formazione ha vissuto nell’ultimo periodo una simile trasformazione e si è in qualche modo ‘ibridizzata’. Ha iniziato ad affiancare sempre più spesso digitale e lezioni in aula, contenuto e coinvolgimento, docenti e testimonial. Anche la composizione dei materiali di apprendimento si è ampliata, includendo contenuti forniti dal formatore e altri disponibili sulla rete. Non si tratta solo del ricorso massiccio al digitale e al lavoro da remoto, ma di una completa ridefinizione delle modalità di azione.
Operare in un contesto ibrido vuol dire ridisegnare layout e organizzazione del lavoro. Significa rivedere i propri processi, ricercare i giusti strumenti di condivisione e supportare un nuovo modo di assumere decisioni. Per adattarsi al nuovo contesto, bisogna uscire da un mindset ormai superato, in cui la presenza era considerata condizione necessaria per poter creare relazioni. Al contrario, bisogna abbracciare il cambiamento. Meglio, se con la formazione e le competenze giuste.
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